Svelare il mistero che si cela dietro la denominazione “Lacryma Christi” è impresa certamente ardita.Storia e leggenda si intrecciano infatti creando una trama composita, avvolta da un mistero tanto irrisolto quanto fascinoso.
Ma questo non sorprende, poiché tutta la tradizione napoletana si innesta sul tronco di verità storiche arricchite da spiegazioni leggendarie, in cui generalmente a funger da collante è l’elemento religioso; e non si sottrae a questa tendenza neanche il Lacryma Christi D.O.C., che identifica l’emblema del sapore vesuviano espresso in vino, mix di struttura e grande mineralità.
Particolarmente accattivante è il racconto leggendario secondo cui Lucifero, l’angelo cacciato per le sue nefandezze dal Paradiso, rubò dispettosamente proprio un pezzo del Paradiso per generare il Golfo di Napoli; appena completato il furto, sprofondò poi nelle viscere dell’Inferno lasciando dietro di sé una voragine da cui sorse il Monte Vesuvio. Al contempo Gesù pianse poiché addolorato per il furto compiuto e, lì dove versò le sue lacrime, il suolo divenne così fertile da ospitare le prime pianti di vite vesuviana, generatrici del rinomato Lacryma Christi.
Meno suadente ma non meno suggestiva è la verità storica, che racconta di un terreno particolarmente fertile non già in virtù di una lacrima divina, bensì in virtù delle eruzioni vulcaniche avvicendatesi nei secoli e nei millenni:
a seguito del raffreddamento dei lapilli e della lava vulcanica impregnatasi nel suolo, prende forma una magnifica pietra minerale che rilascia preziosi cristalli fertilizzanti e conferisce all’uva vesuviana una forte mineralità.
A chi ci chiede quale sia allora la spiegazione preferibile, rispondiamo che non bisogna scegliere tra storia e mito, poiché entrambe svelano l’affascinante origine di un Calice tipico e irripetibile, perché il Vesuvio è unico al mondo.
Piuttosto, aggiungiamo che la territorialità non è l’unico segreto di questo vino vulcanico, che deve invece il suo grande successo anche all’ Equilibrio del palato: se il Lacryma Christi Bianco disvela un confronto tra l’esuberante mineralità della Falanghina vesuviana con il Coda di volpe, il Lacryma Christi Rosso abbina la rotondità del Piedirosso con il sapore deciso delle uve di Aglianico. E anche il Lacryma Christi Rosato non smentisce la regola, rappresentando l’interessante combo tra la freschezza del bianco e la giusta corposità del rosso giovane.
E allora non resta che scegliere…Scegliere tra Bianco, rosso e rosato.
Anna Paola Sannino
Dal sapore gradevole, Deciso ma Morbido, Corposo ed Elegante.
Il suo profumo ricorda la violetta e i fiori di mammola, uniti a note sensibili di liquirizia e intensi legni nobili.
La sua struttura si adatta bene a primi piatti saporiti come ragù, gnocchi alla sorrentina, genovese, ravioli ripieni. Quanto ai secondi, carni rosse elaborate e formaggi stagionati come la provola affumicata di Agerola, il caciocavallo affumicato di bufala di Castelfranco, scamorza di vacca o bufala campana.
Di grande versatilità e di facile abbinamento, questo vino è rinomato in tutto il mondo per il sapore inconfondibile ottenuto con la sapiente miscela delle uve autoctone “Coda di Volpe” e “Falanghina”.
Ha un profumo delicato, che ricorda fiori di ginestra e frutti maturi con sentori minerali.
Si accompagna perfettamente a pietanze a base di pesce con frutti di mare come gli spaghetti alle vongole veraci, insalata di polipo e crostacei; ottimo anche con formaggi magri, come la ricotta di fuscella di Sant’Anastasia ed il tenero bebè di Sorrento.
Dal sapore intrigante, accoppia in sé la freschezza del bianco e la giusta corposità del rosso giovane.
Il suo profumo intenso e gradevole ricorda la ginestra vesuviana, la zagara e frutti maturati al sole.
È un vino versatile che accompagna degnamente sia arrosti di carne bianca, selvaggina e stufati di verdura (perfetto col carciofo di Paestum), così come risotti, pesci all’acqua pazza nonché polipetti affogati nel sugo dei pomodorini del piennolo vesuviano.